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Adami Martina


Gaia e l'abisso magico

GAIA E L’ABISSO MAGICO

In un paesino di campagna vive Gaia, una bambina di nove anni, alta e snella, dai lunghi capelli rossi e mossi. Per il suo compleanno le era stata regalata una nuova bicicletta, più grande rispetto a quella che aveva prima. Una bici davvero bella, rosa con i fiorellini bianchi e con un seggiolino per le bambole e un cestino per lo zainetto.
Un sabato pomeriggio, dopo aver fatto qualche prova con il suo papà, Gaia decise di fare un giro nel parco vicino a casa sua con la nuova bici. Era così felice che non riusciva a credere di avere una bici tanto meravigliosa. Ad un tratto però, Gaia cadde perché non aveva visto uno piccolo scalino. Mentre era a terra cominciò a piangere, anche se non si era fatta male, e a pentirsi di essere uscita, dicendo che non avrebbe mai più voluto usare la bici.
Ma improvvisamente sentì qualcosa sul marciapiede vicino a lei: era una coccinella, che però la stava chiamando con una leggera voce. Gaia la prese in mano e d’un tratto si sentì strana, stava scomparendo, come se stesse diventando invisibile, e anche la coccinella stava facendo lo stesso. Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, si ritrovò in un luogo strano, dove c’era un’insegna con scritto “Abisso magico”. 
Si trovava in una sorta di isolotto con solo una luce puntata verso di lei, il resto era tutto buio. Non appena si alzò in piedi, sentì uno strano rumore, come un fischio.
Gaia cominciò a preoccuparsi, chiuse gli occhi e strinse le mani; dopodiché sentì qualcosa che le soffiava nell’orecchio, qualcuno appoggiato sulla sua spalla.  A quel punto Gaia emise un grido, tanto da far cadere quel qualcuno che si era appoggiato a lei.
Non appena aprì gli occhi si trovò davanti due occhietti gialli che la fissavano e fece un balzo indietro.
“Ciao Gaia! Io sono il pipistrello Pimpo, benvenuta nell’abisso magico del passato!”
Gaia ricambiò il saluto, ma non aveva ancora capito in che situazione si trovasse, così chiese qualche informazione in più.
“Io sono un pipistrello e vivo nell’oscurità, il buio è la mia casa!”.
Gaia non capì cosa volesse intendere, ma sorrise e annuì.
Pimpo cominciò a farle strada verso una lunghissima strada e, mentre camminavano, le spiegò che in quel percorso avrebbe potuto vedere tutti i ricordi del passato persi nell’oscurità e avrebbe potuto modificarli. Gaia rimase sorpresa e, anche se un po’ titubante, era felice di poter fare qualcosa di così importante.
Lungo la strada alla sua destra e alla sua sinistra c’erano delle bolle blu grandi quanto lei in cui sopra c’era una targhetta con scritto il momento che avrebbe ripercorso.
Pimpo le spiegò che per entrare nelle varie bolle avrebbe dovuto recitare questa frase: “Oh mia bolla del passato, sono Gaia, qui Pimpo mi ha portato!”. 
Così, dopo questa spiegazione, Gaia decise di provare ad entrare nella prima bolla, in cui c’era scritto “Smarrimento al centro commerciale”. Gaia pronunciò la formula che le era stata detta dal pipistrello e, dopo che la bolla scelta si illuminò, Gaia venne risucchiata dentro.
Le sembrava assurdo, era davvero tornata a quel giorno, quando aveva perso i suoi genitori in un enorme centro commerciale e l’avevano cercata per ore e ore. Si era persa perché, mentre i suoi genitori stavano pagando alla cassa, lei si era allontanata perché era stata attirata da una bancarella che vendeva dolciumi. 
Ora avrebbe potuto rimediare, sarebbe potuta restare vicino ai suoi genitori e sarebbe tutto filato liscio. Quindi, mentre era alla cassa, si sedette per terra ad attendere i suoi genitori e nel mentre si accorse che era davvero nel corpo della lei del passato, non era uno scherzo!
Quando i genitori la chiamarono, lei uscì con loro dal negozio ed andò tutto bene, continuarono il loro giro per i negozi e ritornarono alla macchina. In quel momento Gaia venne risucchiata nuovamente e tornò nella strada dove Pimpo la attendeva. 
Gaia si ricordò che quel giorno in cui si era persa al centro commerciale, aveva trovato una signora con sua figlia Emma, entrambe molto gentili e simpatiche, che l’avevano accompagnata dai suoi genitori. Da quel giorno Gaia ed Emma erano diventate molto amiche e si divertivano sempre molto a giocare insieme, anche se non si vedevano spesso. Gaia capì che, se quel giorno non si fosse persa non avrebbe fatto preoccupare i suoi genitori, però magari nemmeno avrebbe incontrato la sua amica Emma. 
Cominciò a pensare che in fondo quell’evento non fosse stato così brutto, visto che grazie a quello aveva trovato un’amica, ma decise di proseguire il suo viaggio.
La seconda bolla che scelse aveva la targhetta con scritto “Litigio” e, non appena Gaia arrivò davanti, pronunciò la formula e venne trasportata all’interno della bolla.
Si trattava dell’episodio in cui non aveva ascoltato i suoi genitori che le avevano dato delle regole per poter poi andare al parco con la sua cara cuginetta, ma lei, non avendone rispettata nemmeno una, non era potuta andare. 
Una volta entrata nella bolla Gaia decise di comportarsi bene e ascoltare i suoi genitori, capendo che non erano regole difficili come pensava. Dopodiché i genitori di Gaia le comunicarono che sarebbe potuta andare al parco ma, prima di andarci, lei venne risucchiata e ritornò da Pimpo. 
Si accorse però che, nonostante avesse iniziato a modificare qualche bolla del passato, non era cambiato molto nel presente, e ne aveva solamente modificate due, mentre davanti a lei ce n’erano almeno duecento. Cominciò a pensare, riflettendo sul fatto che forse non valeva la pena continuare a preoccuparsi delle bolle del passato e a rimuginare su cosa avrebbe potuto fare e se sarebbe potuta andare diversamente se avesse fatto una scelta diversa. Gaia capì l'importanza di rimediare ai propri errori, ma anche che forse non aveva senso rimpiangere le cose successe in passato che si erano risolte con il tempo. Con l’esperienza, infatti, aveva già imparato ad ascoltare i suoi genitori e a stargli vicino soprattutto nei luoghi più grandi e affollati.
Pimpo, vedendola riflettere, le disse che al termine di quella strada di bolle del passato c’era qualcos'altro che era destinata a scoprire. Quindi Gaia ringraziò molto il suo nuovo amico per l’avventura e, una volta salutato continuò a riflettere.
Mentre pensava continuava a camminare tra le bolle, ma ad un certo punto si trovò dinnanzi ad una gigantesca porta.
Capì che si trattava della cosa da scoprire che le aveva accennato il pipistrello, quindi decise di cominciare a spingere il portone per provare ad aprirlo, ma questo era talmente grande che non funzionò.
Pensò che forse avrebbe dovuto pronunciare la formula di Pimpo, quindi gridò: “Oh mia bolla del passato, sono Gaia, qui Pimpo mi ha portato”, ma non funzionò. In effetti non era una bolla del passato, ma un portone, e non era con Pimpo, ma da sola. Quindi formulò una nuova frase: “Oh mio enorme portone, sono Gaia e sono qui non so per quale ragione!”.
A quel punto il portone si aprì e Gaia fu spinta oltre questo da una folata di vento.
Una volta oltrepassato il portone, trovò altrettante bolle, che stavolta erano gialle.
Mentre Gaia si chiedeva che cosa avessero di diverso queste da quelle del passato, in quella strada calò il buio. Gaia cominciò a tremare per la paura; infatti lei aveva molta paura del buio e, quando tutto tornò normale, trovò vicino a lei un animaletto. Così si abbassò e vide che era una lucertola che sembrava incuriosita da lei e intenta a dirle qualcosa. La prese in mano e la lucertola cominciò a parlarle: “Ciao Gaia! Io sono la lucertola Pumma, benvenuta nell'abisso magico del futuro!”.
Gaia si domandò nuovamente come, sia la lucertola sia Pimpo, conoscessero subito il suo nome, ma i suoi pensieri furono interrotti dalle parole di Pumma: “Amo il sole e amo la luce e visto che il futuro è luce… eccomi qua!”.
Gaia cominciò a capire qualcosa di più di quella situazione e ricevette conferma dalla lucertola che quel luogo funzionasse circa come l’abisso del passato.
“Come tu già avrai capito, qui ci sono delle bolle riguardanti il tuo futuro, ora puoi scegliere tu come andranno le cose, ne hai l’opportunità!” disse Pumma.
Gaia rimase sorpresa, aveva un po’ di paura del futuro, pensava spesso alle grandi scelte che avrebbe dovuto prendere: il lavoro, la sua famiglia, ma ancor prima la scuola successiva.
Pumma le spiegò che non avrebbe potuto scegliere cose per il futuro, ma avrebbe potuto agire nel modo che ora riteneva più corretto.
Gaia comprese e decise di entrare nella prima bolla che, come tutte le altre, aveva una targhetta con scritto il titolo della situazione. La prima bolla riguardava il trasferimento in un’altra casa senza i suoi genitori.
Per andare all'interno della bolla pronunciò la formula detta da Pumma: “Oh mia bolla del futuro, sono Gaia, qui con Pumma sono al sicuro!”. 
Gaia venne risucchiata dalla bolla e venne catapultata a casa sua, con i suoi genitori. Si trovava davanti ad una scelta difficile, nella bolla aveva ormai finito la scuola e tutti i suoi amici cominciavano a trasferirsi e ad andare ad abitare da soli. Si trovò in grande difficoltà, non voleva lasciare i suoi genitori e avrebbe voluto vivere per sempre con loro, anche se sapeva che andare un domani a vivere da sola non sarebbe stato così male, infatti si sarebbe sentita responsabile. Gaia pensò che era ancora piccola per fare una scelta così importante e che la avrebbe potuta prendere con calma quando sarebbe arrivato quel momento. Decise dunque di non procedere in questa bolla ma di tornare indietro, pronunciando la formula che aveva usato per entrare.
Una volta fatto ciò, venne riportata fuori dalla bolla e ritrovò Pumma. Le confessò la paura dell'andare a vivere da sola e che non si sentiva pronta a fare una scelta così importante.
Gaia decise quindi di andare in una bolla che le interessava molto, intitolata “Università”. Gaia era sicura di voler scegliere quella bolla perchè voleva decidere il suo percorso scolastico e quindi il suo lavoro. Così, dopo aver citato le parole per entrare, venne catapultata nella bolla, ma non fu semplice come pensava. Si trovò in una stanza, che molto probabilmente era in biblioteca, con un computer aperto sul sito delle università. Gaia non era pronta, non sapeva cosa fare, le sarebbe piaciuto studiare medicina, ma anche diventare una pittrice, una veterinaria o una famosa pop star. Si trovò allora in grande difficoltà, così, dopo aver pensato a lungo su una possibile scelta, si accorse che non era ancora il momento e pronunciò la formula: “Oh mia bolla del futuro, sono Gaia, qui con Pumma sono al sicuro!”, e venne magicamente portata nella strada dove c’era il portone e anche Pumma. Quest’ultima le chiese cosa fosse successo e perché fosse tornata indietro così abbattuta e così presto. Dopo che Gaia le raccontò come erano andati i fatti, Pumma le fece un cenno di comprensione. 
Gaia decise di confidarsi a Pumma e le disse: “Io ringrazio molto te e Pimpo, ma credo che certe scelte siano destinate ad essere prese nel futuro, con maggiore responsabilità, e alcuni momenti del passato siano destinati a rimanere tali, senza troppe riconsiderazioni. Vi ringrazio perché in questo abisso ho imparato che bisogna pensare al momento, a goderselo, senza ripensamenti sul passato o preoccupazioni sul futuro!”.
In quel momento notò che era arrivato anche Pimpo, che le sorrise e, tutti e tre insieme, esclamarono: “Oh mio magico abisso, grazie, torno a casa adesso!”.
A quel punto Gaia si ritrovò seduta per terra, con vicino la sua bicicletta nuova, smise di piangere, si alzò e ripartì a pedalare. Da quel giorno Gaia ha imparato ad andare in bicicletta molto bene e, anche se ogni tanto cade, non si scoraggia, non rimpiange i suoi errori e affronta tutto senza preoccupazioni né per il passato né per il futuro.




Envoyé: 21:38 Sun, 24 March 2024 by : Adami Martina age : 15